Negli ultimi anni dell’Ottocento, Jack lo Squartatore terrorizza il nebbioso East End di Londra, uccidendo diverse prostitute. Il solo uomo capace di fermare questa catena di orribili omicidi è il più grande detective del mondo: Sherlock Holmes, aiutato dal fido dottor Watson. L’unico indizio su cui Holmes può lavorare è un misterioso pacco spedito al 221B di Baker Street: la scatola contiene un corredo di strumenti chirurgici su cui è inciso il simbolo di un importante casato nobiliare. Tra gli strumenti manca solo il bisturi. Che l’aristocrazia sia coinvolta in questa serie di sanguinosi crimini?
Notti di Terrore (A Study in Terror) è un film del 1965 diretto da James Hill, che vede Sherlock Holmes sulle tracce di Jack lo Squartatore (figura realmente esistita che seminò il terrore nel 1888) e ha per protagonisti John Neville (Holmes) e Donald Huston (Watson), ma può contare su importanti comprimari come Robert Morley (Mycroft Holmes) e una giovane Judi Dench (Sally). In molti erroneamente credono che il film sia tratto dall’omonimo romanzo di Ellery Queen, ma in realtà quest’ultimo è stato pubblicato nel 1966, un anno dopo l’uscita del film, la cui sceneggiatura è di Donald & Derek Ford.
Il film si apre col primo omicidio dello Squartatore, Mary (Kelly?). La scena si sposta all’interno dell’Angel & Crown, un pub di Whitechapel. La donna che ne esce, Polly Nichols, farà una brutta fine. Vengono dunque introdotti Holmes e Watson: il dottore sta leggendo del secondo omicidio sul Times, mentre Holmes vaga per la stanza alla ricerca della sua pipa. Dopo aver appurato che Watson ci si è seduto sopra e che gli omicidi a Whitechapel sono stati due in tre giorni, Holmes commenta il fatto come “interessante”, infatti dice: «E ora a Whitechapel!»… solo che i due non vanno affatto nell'East End, se non molto dopo nel corso del film. Assistiamo infatti alla morte di Annie Chapman, quindi all’arrivo di un pacco misterioso a Baker Street, contenente un astuccio di strumenti chirurgici. Holmes scopre uno stemma araldico coperto da un panno e deduce che l’astuccio era stato impegnato presso un banco di pegni a Whitechapel. Proprio da ciò parte l’indagine, che vede intrecciati da un lato la ricerca del proprietario dell’astuccio, Michael Osbourne, figlio del Duca di Shires, e dall’altro gli atroci delitti dello Squartatore. Ovviamente Holmes svelerà entrambi i misteri, ma tace sull’identità dello Squartatore per non arrecare ulteriore sofferenza a chi ha già sofferto abbastanza.
La pellicola è molto interessante, presenta una trama piuttosto elaborata che può contare su numerosi colpi di scena. Il cast è di prim’ordine, con un John Neville acuto e spigoloso, piuttosto convincente. Anche Donald Huston è un buon Watson. Possiamo tranquillamente dire che la coppia funziona bene, ma anche tutti i comprimari che vi ruotano attorno, da Robert Morley a Frank Finlay, che interpreta Lestrade. Proprio quest’ultimo interpreterà nuovamente Lestrade in Assassinio su commissione del 1979, in cui Sherlock Holmes fronteggia ancora Jack lo Squartatore. Purtroppo ci sono alcune pecche, anche piuttosto gravi. Le prostitute innanzitutto: tutte piuttosto giovani, belle, pulite, ben vestite… Ovviamente è un falso storico. Quasi tutte le vittime erano ultraquarantenni, e il livello di povertà in cui si trovavano a Whitechapel delinea un quadro ben diverso, fatto di sporcizia e miseria e non di acconciature, trucco e vestiti puliti e curati. Ma anche l’ambiente era sporco e maleodorante, con le strade piene di accattoni e ubriaconi e immondizia, e non basta un po’ di paglia a dare la giusta immagine della Londra del 1888. La sequenza dei delitti è sbagliata (terzo e quarto delitto avvennero la stessa notte), così come l’ordine dei nomi delle vittime (Mary è la quinta, Polly la prima, ecc.).
Altre gravi pecche riguardano la sceneggiatura. A parte il primo episodio sopra menzionato, proprio nel finale ne viene fuori un altro. Scoppiato un incendio all’Angel & Crown, durante il quale lo Squartatore perisce tra le fiamme, Holmes si salva miracolosamente. Il mattino seguente, alla richiesta di spiegazioni da parte di Watson, Holmes risponde: «Lei conosce i miei metodi, si sa che sono indistruttibile.» (!) Se si riesce a passare sopra quest’ultima castroneria il film risulta godibile, essendo peraltro uno dei due prodotti cinematografici degli anni ’60, e di sicuro il migliore, su Sherlock Holmes. Da segnalare una battuta del sempre divertente Robert Morley. Esasperato dall’inattività del fratello, intento a suonare il violino, dice: «Per amor del cielo, smettila di segare su quell’infernale strumento. Fu un triste giorno quando la mamma te lo regalò!». Il film è disponibile in DVD (Gargoyle Video).
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