giovedì 8 ottobre 2015

Il mistero della Sala Egizia

Londra, 1898. Nel salotto di Baker Street il prestigiatore Cyril Randolph, meglio noto come Cyrano, chiede aiuto a Sherlock Holmes e al dottor Watson per ritrovare un anello dal valore inestimabile, scomparso durante uno dei suoi numeri di illusionismo. Egli si esibisce nella Sala Egizia, un teatro così piccolo e confortevole da sembrare un salotto, e invita i due allo spettacolo serale per indagare sul fatto. Ma proprio quella sera, al termine dell’esibizione, Cyrano viene trovato morto nel suo camerino. Il prestigiatore era stato minacciato di morte proprio durante il suo numero di magia da un rivale, Buatier De Kolta, ma la faccenda è più intricata di quello che sembra, e Sherlock Holmes dovrà fare luce sui misteriosi segreti che si celano nella Sala Egizia…


Riuscire nell’intento di realizzare un buon apocrifo non è mai semplice, c’è sempre dietro l’angolo il rischio di “personalizzare” i personaggi e renderli in qualche modo distanti dagli originali. Diciamolo subito: è un buon apocrifo, piacevole da leggere e curato sotto certi aspetti, ma… sotto altri purtroppo no! Punto primo: Watson interviene troppo spesso a sproposito (aspetto inesistente nel Canone), e Holmes reagisce “fulminandolo con uno sguardo velenoso”. I rapporti tra i due non sono mai stati così… Punto secondo: Watson ha una disavventura in treno (e successivamente in carrozza…), ma l’episodio non mi sembra necessario, anzi è del tutto superfluo (oltre che inverosimile). Avrebbe senso solo se sia il pazzo che il vecchio cocchiere fossero in realtà travestimenti di Holmes per burlarsi di Watson… Punto terzo: Watson (sempre lui) ha un flirt, o meglio un vero e proprio intrattenimento amoroso, con la ricca signora proprietaria dell’anello scomparso: al di là del fatto se sia plausibile o meno, è assurdo che il buon dottore “perda brevemente conoscenza” nel bel mezzo di ben altro (!), e che nemmeno lo ricordi!
Tutto sommato potremmo chiamarli “peccati veniali”, o “licenze poetiche”, ma dubito che un purista la veda in questi termini. In ogni caso sono dell’opinione che valga la pena dare una lettura a questo romanzo breve. Val Andrews è universalmente considerato uno degli autori che meglio ha saputo ricreare i personaggi e le atmosfere di Conan Doyle, in ben 21 libri editi tra il 1980 (anche se la data non è certa) e il 2006. Egli prima di dedicarsi alla scrittura ha lavorato a lungo nel campo della magia, quindi ha trasportato nei suoi scritti la materia che conosceva meglio, e con successo. Il mistero della Sala Egizia è il quarto libro di Andrews (edito nel 1993), ma è anche l’unico che sia mai arrivato in Italia, nel 1998, per le edizioni Il Minotauro (ristampato poi nel 2002 da Fabbri Editori nella collana Sherlock Holmes & Co.). I restanti titoli, inediti in Italia, sono Sherlock Holmes and the Charlie Chaplin Mystery (1980?), Sherlock Holmes and the Eminent Thespian (1988), Sherlock Holmes and the Brighton Pavilion Mystery (1989), Sherlock Holmes and the Houdini Birthright (1995), Sherlock Holmes and the Yule-tide Mystery (1996), Sherlock Holmes and the Man Who Lost Himself (1996), Sherlock Holmes and the Baker Street Dozen (1997), Sherlock Holmes and the Circus of Fear (1997), Sherlock Holmes and the Greyfriars School Mystery (1997), Sherlock Homes and the Theatre of Death (1997), Sherlock Holmes and the Sandringham House Mystery (1998), Sherlock Holmes and the Tomb of Terror (1999), Sherlock Holmes on the Western Front (1999), Sherlock Holmes at the Varieties (1999), The Torment of Sherlock Holmes (1999), Sherlock Holmes and the Longacre Vampire (2000), Sherlock Holmes and the Holborn Emporium (2001), Sherlock Holmes and the Secret Seven (2001), The Ghost of Baker Street (2006), The Prince of Ventriloquists: Another Case for Sherlock Holmes (2006).

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