Sir Reginald Crowder, un archeologo piuttosto noto, scompare durante una spedizione in Egitto alla ricerca della città perduta di Berenice Pancrasia, nota nell’antichità per le enormi ricchezze. Ma quello che più colpisce è che pare egli sia volutamente sparito, insieme a una giovanissima ragazza egiziana di cui si è perdutamente innamorato. Lady Crowder non crede alle apparenze né alle lettere spedite dal marito in cui egli spiega le sue ragioni allegando una ciocca di capelli della giovane, perciò consulta Sherlock Holmes perché faccia luce sul mistero. Ma il detective è molto impegnato, non può muoversi da Londra, perciò toccherà al dottor Watson recarsi in Egitto, assieme al professor Fothergill Staunton del British Museum, sulle tracce dell’archeologo innamorato…
In questo racconto la parte del leone tocca a Watson, come già avvenuto in altre avventure del Canone o apocrife. Tocca al buon dottore sobbarcarsi un lungo e difficoltoso viaggio in Egitto, a fianco a un esasperante professore del British Museum, sulle tracce dell’archeologo scomparso. Arrivati a destinazione, troveranno una mummia che non è quello che sembra, e toccherà a Holmes fare ancora una volta luce su una scoperta che si rivelerebbe una enorme bufala, e quindi un grande danno di immagine per tutta l’Inghilterra, creata ad hoc dagli arabi. Purtroppo in questo apocrifo la parte del leone la fanno una trama un po’ sgangherata, un Watson piuttosto stupido e un Holmes saccente. Non si capisce il motivo per cui Holmes resti in Inghilterra lasciando invece partire Watson, e questi ovviamente si limita ad essere osservatore e scrittore di quello che avviene in Egitto, senza pesare in alcun modo nella vicenda. Una spedizione che l’egittologo Staunton poteva gestire da solo (visto che in pratica fa tutto lui) e che si rivela un tentativo di farsi beffe del governo britannico. Non si tratta di una vicenda tra le più memorabili di Holmes, sia come idea di base che come caratterizzazione dei personaggi.
Apparso per la prima volta in Sherlock Holmes e il banchiere italiano ucciso a Londra sotto il Ponte dei Frati Neri (Liber Internazionale, 1995), è stato ristampato nel volume Il caso delle tre sorelle della serie Sherlock Holmes & Co. (Fabbri Editori, 2003).
In questo racconto la parte del leone tocca a Watson, come già avvenuto in altre avventure del Canone o apocrife. Tocca al buon dottore sobbarcarsi un lungo e difficoltoso viaggio in Egitto, a fianco a un esasperante professore del British Museum, sulle tracce dell’archeologo scomparso. Arrivati a destinazione, troveranno una mummia che non è quello che sembra, e toccherà a Holmes fare ancora una volta luce su una scoperta che si rivelerebbe una enorme bufala, e quindi un grande danno di immagine per tutta l’Inghilterra, creata ad hoc dagli arabi. Purtroppo in questo apocrifo la parte del leone la fanno una trama un po’ sgangherata, un Watson piuttosto stupido e un Holmes saccente. Non si capisce il motivo per cui Holmes resti in Inghilterra lasciando invece partire Watson, e questi ovviamente si limita ad essere osservatore e scrittore di quello che avviene in Egitto, senza pesare in alcun modo nella vicenda. Una spedizione che l’egittologo Staunton poteva gestire da solo (visto che in pratica fa tutto lui) e che si rivela un tentativo di farsi beffe del governo britannico. Non si tratta di una vicenda tra le più memorabili di Holmes, sia come idea di base che come caratterizzazione dei personaggi.
Apparso per la prima volta in Sherlock Holmes e il banchiere italiano ucciso a Londra sotto il Ponte dei Frati Neri (Liber Internazionale, 1995), è stato ristampato nel volume Il caso delle tre sorelle della serie Sherlock Holmes & Co. (Fabbri Editori, 2003).
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