Il dottor John Watson, medico chirurgo dell’esercito britannico, rientra in Inghilterra essendo stato ferito in battaglia in Afghanistan. Per far fronte alle spese e poter continuare a vivere a Londra ha necessità di trovare un coinquilino, il quale gli viene presentato da un vecchio amico presso il St. Bartholomew's Hospital, intento a fare esperimenti chimici. Trasferitosi al 221B di Baker Street, inizia la convivenza con una persona davvero singolare, ma quando un cadavere viene trovato al numero 3 di Lauriston Gardens tutto diventa chiaro. Sotto il cadavere c'è una fede nuziale e sulla parete la scritta RACHE, tracciata col sangue. Sul luogo del delitto viene convocato un uomo che non è un poliziotto, ma risolverà brillantemente il caso: il suo nome è Sherlock Holmes.
La prima avventura di quello che diventerà il detective per eccellenza presenta già tutti gli elementi che torneranno nelle avventure successive: l'appartamento in Baker Street al 221B (che al tempo non esisteva, la strada era più corta!), la governante, gli ispettori Gregson e Lestrade, gli irregulars (la banda di monelli al servizio di Holmes).
Inizia con un breve antefatto del dottor Watson che spiega il perché si trovi a Londra in cerca di un alloggio da dividere con un coinquilino, e il successivo incontro con il misterioso Sherlock Holmes. Questi deduce immediatamente chi sia e da dove venga Watson, e solo molto avanti nella narrazione spiegherà in base a quali particolari lo abbia dedotto. Holmes è molto riservato, non si riesce a capire cosa faccia per vivere, né in cosa consista "la sua clientela", finché non sarà egli stesso a rivelare di essere un "consulente investigativo". Poco dopo si entra nel vivo della trama: i due si recano su una scena del crimine e Holmes riesce a tracciare un profilo dettagliato dell'assassino sbalordendo i due ispettori di Scotland Yard che si occupano del caso.
Inutile dire che sarà Holmes a seguire "il rosso filo del delitto" e a dipanarne la matassa, salvo poi lasciare la gloria a Lestrade e Gregson.
Quando Doyle scrisse il libro ovviamente non immaginava che stava creando una figura che l'avrebbe reso famoso in tutto il mondo, e sinceramente nemmeno ci sperava. Lo riteneva "letteratura di serie B" e aspirava a scrivere romanzi storici, ma sappiamo che la storia andò in maniera esattamente opposta. Eppure in un libretto di poco più di cento pagine si sfiora il capolavoro: una narrazione agile, una trama intricata, due personaggi giovani ma già affiatati, due cadaveri e la storia di una vendetta... Forse Il Segno dei Quattro è più esotico, di sicuro Il Mastino dei Baskerville è più intrigante per via della maledizione del cane e dell'ambientazione lugubre (ed è quello che è stato più volte portato sullo schermo), ma rileggere Uno Studio in Rosso fa sempre piacere.
Tutto comincia qui: una stanza con la tappezzeria a brandelli, un mozzicone di candela, una scritta misteriosa, un cadavere con l'espressione di terrore dipinta sul volto... e un grande detective a mettere assieme i pezzi del puzzle, mentre spiega le differenze tra uno Stradivari e un Amati!
E' curioso notare che è stato rappresentato sullo schermo pochissime volte: nel 1914 in due produzioni, una inglese (foto) e una americana, nel 1933 da una produzione americana, nel 1968 per la televisione inglese, nel 1982 per la televisione russa e nel 2010 nella rivisitazione della BBC.
Nel corso degli anni sono stati tratti almeno due fumetti da Uno Studio in Rosso, mentre nel 1983 (in Italia nel 1986) è stato pubblicato un librogame, un vero e proprio dossier dettagliato del caso.
E' curioso notare che è stato rappresentato sullo schermo pochissime volte: nel 1914 in due produzioni, una inglese (foto) e una americana, nel 1933 da una produzione americana, nel 1968 per la televisione inglese, nel 1982 per la televisione russa e nel 2010 nella rivisitazione della BBC.
Nel corso degli anni sono stati tratti almeno due fumetti da Uno Studio in Rosso, mentre nel 1983 (in Italia nel 1986) è stato pubblicato un librogame, un vero e proprio dossier dettagliato del caso.
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