The Great Game

Tutto ebbe inizio nel 1886.
Il giovane medico Arthur Conan Doyle aveva aperto un piccolo studio medico, ma la clientela era davvero poca e aveva tanto tempo libero per dedicarsi all'altra sua passione: la scrittura.
Dopo numerosi racconti brevi pubblicati in alcune riviste con scarsi guadagni, decise di cimentarsi in un romanzo poliziesco, sperando di acquisire così una maggiore notorietà e guadagni adeguati a mantenere la giovane moglie. Il giovane Doyle, però, voleva creare qualcosa di diverso, di unico.
Ispirandosi alla figura del chirurgo Joseph Bell, docente di Doyle all'Università di Edimburgo, e ai suoi metodi deduttivi, cominciò ad elaborare la figura di Sherlock Holmes. Il celebre chirurgo, infatti, sapeva riconoscere a vista sintomi e particolari della vita dei pazienti che si presentavano, sotto lo sguardo attento dei suoi allievi. Il metodo deduttivo come carattere distintivo del protagonista del suo romanzo, quindi, il cui nome provvisorio è Sherringford Holmes.
Ad affiancarlo, una figura forte e colta, che affiancasse il protagonista nell'avventura e la narrasse in prima persona: Ormond Sacker. Solo successivamente Doyle cambiò i nomi dei protagonisti in quelli che tutti conoscono.
L'8 marzo 1886 cominciò a scrivere A Tangled Skein (Una matassa ingarbugliata), che successivamente divenne A Study In Scarlet (Uno Studio in Rosso), e a fine aprile il romanzo era finito. Dopo vari rifiuti, il 30 ottobre la Ward, Lock & Company accettò di pubblicare il romanzo l'anno successivo, corrispondendo a Doyle la cifra di 25 sterline per i diritti d'autore. Con riluttanza egli cedette i diritti e in tutta la sua vita non ricevette un centesimo per quella storia.
La reazione del pubblico fu tiepida, e Doyle continuò a scivere altro, non pensando più a Sherlock Holmes.
Nell'agosto del 1889 Doyle e Oscar Wilde vennero invitati dal giovane editore della rivista americana Lippincott's Magazine a scrivere una storia inedita. Wilde scrisse Il ritratto di Dorian Gray, mentre Doyle decise di riprendere Sherlock Holmes e scrisse The Sign Of The Four (Il Segno dei Quattro), che nelle successive edizioni divenne semplicemente The Sign Of Four.
La svolta vera e propria ci fu nel 1891, quando lo Strand Magazine propose a Doyle di pubblicare dei racconti su Sherlock Holmes. Doyle ne scrisse due, ma piacquero così tanto che ne vennero commissionate immediatamente altre sei perché venissero pubblicate una al mese. All'uscita il successo fu clamoroso, e Doyle dovette scriverne altre sei.
Già allora, però, Sherlock Holmes cominciava ad essere "antipatico" al suo autore, che scriveva alla madre di volerlo "togliere di scena".
Per le illustrazioni lo Strand decise di rivolgersi a Walter Paget, ma venne incaricato per errore il fratello Sidney. Questi si servì comunque del fratello Walter come modello per disegnare Sherlock Holmes, mentre si ispirò allo stesso Doyle per Watson. Egli illustrò ben 38 avventure, e per primo ritrasse Sherlock Holmes con il berretto da cacciatore, creando un'icona che sarebbe divenuta immortale.
Il successo fu tale che prima della pubblicazione del dodicesimo racconto lo Strand commissionò altri dodici racconti. Doyle chiese 1000 sterline, sperando in un rifiuto, ma gli editori accettarono. Nel frattempo i dodici racconti vennero racconti in un volume dal titolo The Adventures Of Sherlock Holmes (Le avventure di Sherlock Holmes).
Dopo aver scritto undici dei dodici racconti commissionati, Doyle era stanco di essere identificato con la sua creatura, che riteneva "produzione letteraria di seconda categoria", e scrisse The Final Problem (Il problema finale), facendo precipitare Sherlock Holmes nelle cascate di Reichenbach avvinghiato alla nemesi Moriarty. Una fine senza recupero di cadaveri.
Alla pubblicazione avvenne l'inverosimile: la reazione del pubblico fu enorme e rabbiosa. Molti portarono il lutto al braccio e numerose lettere cariche di rabbia e di minacce vennero spedite a Doyle.
Ma era destino che qualunque cosa facesse lo spettro della sua creatura lo tormentasse.
Doyle provò a scrivere testi teatrali con scarso successo, finché non decise di utilizzare Sherlock Holmes. Naturalmente tutte le porte si aprirono, e un impresario di Broadway propose di utilizzare il famoso attore teatrale William Gillette. Il successo fu enorme, e Gillette interpretò Holmes più di 1300 volte, compreso un film muto e un programma radiofonico. Fu lui che decise di utilizzare una pipa ricurva e coniò la famosa frase "Elementare, Watson", e il giovane aiutante Billy fu interpretato nel 1903 dal giovanissimo Charlie Chaplin.
Nel 1901 Doyle venne a conoscenza di una leggenda riguardante un mostruoso cane, e iniziò a scrivere una storia che inizialmente non prevedeva Sherlock Holmes, ma vi si inserì quasi a forza. Il risultato fu The Hound Of The Baskerville (Il mastino dei Baskerville), presentato come storia precende al Problema finale e pubblicato a puntate dallo Stand. Il successo fu clamoroso e spinse un editore americano, il Collier's, a presentare una cifra record a Doyle perché scrivesse da cinque a quindici nuovi racconti resuscitando il detective. Doyle si arrese. Scrisse tredici racconti e nel primo, The Adventure Of The Empty House (La casa vuota), Sherlock Holmes fece definitivamente il suo ritorno.
Il resto, come si dice, è storia. Prima di morire nel 1930, Doyle scrisse altre avventure del detective, per un totale di 60 storie che vanno a comporre il Canone, cui si aggiungono alcune storie brevissime scritte per divertimento e per beneficenza. Sherlock Holmes sopravvisse al suo creatore per divenire una figura senza tempo, immortalata in centinaia di libri apocrifi, film, fumetti, videogiochi.



Questo dicono le enciclopedie e le biografie di Doyle, ma non per tutti è così. Ci sono migliaia (o più probabilmente milioni) di appassionati che credono che Sherlock Holmes sia realmente esistito, e che Doyle sia stato solo l'agente letterario di Watson. Poi, in seguito a qualche evento o a una decisione dello stesso Holmes, Doyle avrebbe contribuito a diffondere la notizia che Sherlock Holmes era solo un personaggio immaginario e a cancellare tutte le tracce della reale esistenza del detective, falsificando date e nomi in fase di pubblicazione dei racconti.
Voi da che parte state?

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