mercoledì 29 aprile 2015

Notti di Terrore

Negli ultimi anni dell’Ottocento, Jack lo Squartatore terrorizza il nebbioso East End di Londra, uccidendo diverse prostitute. Il solo uomo capace di fermare questa catena di orribili omicidi è il più grande detective del mondo: Sherlock Holmes, aiutato dal fido dottor Watson. L’unico indizio su cui Holmes può lavorare è un misterioso pacco spedito al 221B di Baker Street: la scatola contiene un corredo di strumenti chirurgici su cui è inciso il simbolo di un importante casato nobiliare. Tra gli strumenti manca solo il bisturi. Che l’aristocrazia sia coinvolta in questa serie di sanguinosi crimini?




Notti di Terrore (A Study in Terror) è un film del 1965 diretto da James Hill, che vede Sherlock Holmes sulle tracce di Jack lo Squartatore (figura realmente esistita che seminò il terrore nel 1888) e ha per protagonisti John Neville (Holmes) e Donald Huston (Watson), ma può contare su importanti comprimari come Robert Morley (Mycroft Holmes) e una giovane Judi Dench (Sally). In molti erroneamente credono che il film sia tratto dall’omonimo romanzo di Ellery Queen, ma in realtà quest’ultimo è stato pubblicato nel 1966, un anno dopo l’uscita del film, la cui sceneggiatura è di Donald & Derek Ford.


Il film si apre col primo omicidio dello Squartatore, Mary (Kelly?). La scena si sposta all’interno dell’Angel & Crown, un pub di Whitechapel. La donna che ne esce, Polly Nichols, farà una brutta fine. Vengono dunque introdotti Holmes e Watson: il dottore sta leggendo del secondo omicidio sul Times, mentre Holmes vaga per la stanza alla ricerca della sua pipa. Dopo aver appurato che Watson ci si è seduto sopra e che gli omicidi a Whitechapel sono stati due in tre giorni, Holmes commenta il fatto come “interessante”, infatti dice: «E ora a Whitechapel!»… solo che i due non vanno affatto nell'East End, se non molto dopo nel corso del film. Assistiamo infatti alla morte di Annie Chapman, quindi all’arrivo di un pacco misterioso a Baker Street, contenente un astuccio di strumenti chirurgici. Holmes scopre uno stemma araldico coperto da un panno e deduce che l’astuccio era stato impegnato presso un banco di pegni a Whitechapel. Proprio da ciò parte l’indagine, che vede intrecciati da un lato la ricerca del proprietario dell’astuccio, Michael Osbourne, figlio del Duca di Shires, e dall’altro gli atroci delitti dello Squartatore. Ovviamente Holmes svelerà entrambi i misteri, ma tace sull’identità dello Squartatore per non arrecare ulteriore sofferenza a chi ha già sofferto abbastanza.


La pellicola è molto interessante, presenta una trama piuttosto elaborata che può contare su numerosi colpi di scena. Il cast è di prim’ordine, con un John Neville acuto e spigoloso, piuttosto convincente. Anche Donald Huston è un buon Watson. Possiamo tranquillamente dire che la coppia funziona bene, ma anche tutti i comprimari che vi ruotano attorno, da Robert Morley a Frank Finlay, che interpreta Lestrade. Proprio quest’ultimo interpreterà nuovamente Lestrade in Assassinio su commissione del 1979, in cui Sherlock Holmes fronteggia ancora Jack lo Squartatore. Purtroppo ci sono alcune pecche, anche piuttosto gravi. Le prostitute innanzitutto: tutte piuttosto giovani, belle, pulite, ben vestite… Ovviamente è un falso storico. Quasi tutte le vittime erano ultraquarantenni, e il livello di povertà in cui si trovavano a Whitechapel delinea un quadro ben diverso, fatto di sporcizia e miseria e non di acconciature, trucco e vestiti puliti e curati. Ma anche l’ambiente era sporco e maleodorante, con le strade piene di accattoni e ubriaconi e immondizia, e non basta un po’ di paglia a dare la giusta immagine della Londra del 1888. La sequenza dei delitti è sbagliata (terzo e quarto delitto avvennero la stessa notte), così come l’ordine dei nomi delle vittime (Mary è la quinta, Polly la prima, ecc.).


Altre gravi pecche riguardano la sceneggiatura. A parte il primo episodio sopra menzionato, proprio nel finale ne viene fuori un altro. Scoppiato un incendio all’Angel & Crown, durante il quale lo Squartatore perisce tra le fiamme, Holmes si salva miracolosamente. Il mattino seguente, alla richiesta di spiegazioni da parte di Watson, Holmes risponde: «Lei conosce i miei metodi, si sa che sono indistruttibile.» (!) Se si riesce a passare sopra quest’ultima castroneria il film risulta godibile, essendo peraltro uno dei due prodotti cinematografici degli anni ’60, e di sicuro il migliore, su Sherlock Holmes. Da segnalare una battuta del sempre divertente Robert Morley. Esasperato dall’inattività del fratello, intento a suonare il violino, dice: «Per amor del cielo, smettila di segare su quell’infernale strumento. Fu un triste giorno quando la mamma te lo regalò!». Il film è disponibile in DVD (Gargoyle Video).

giovedì 9 aprile 2015

Il Segno dei Quattro

Sherlock Holmes sta attraversando uno dei suoi frequenti momenti di depressione. La mancanza di azione e di stimoli intellettivi spingono l'investigatore inglese ad assumere cocaina, fino a quando non bussa alla sua porta una signorina dall'aspetto piacente, tale Mary Morstan. Il padre della ragazza, ufficiale dell'esercito britannico, è scomparso appena tornato dall'India e a lei, da svariati mesi, vengono consegnate perle preziosissime da un anonimo benefattore. Ma c'è dell'altro. Cosa sono quelle strane lettere che le vengono recapitate? E chi si cela dietro la misteriosa firma "II Segno dei Quattro"? Ecco alcuni degli ingredienti della seconda avventura di Sherlock Holmes, tra le nebbie di Londra e i gioielli del Rajah, tra modernità e riti arcaici.


Si tratta di una delle tante riduzioni de Il Segno dei Quattro, certamente una delle migliori. Come per tutti gli episodi di questa serie, si apre con il crimine che fa da introduzione allo svolgimento della storia. La trama ricalca in maniera piuttosto fedele il romanzo, tranne che alcune piccole differenze. Non vi è alcun accenno alla cocaina, tanto per cominciare, e Watson non convolerà a nozze con Mary Morstan, nonostante una tenera intesa abbastanza manifesta. Sarà addirittura Thaddeus Sholto a chiedere la mano di Mary, senza successo. L'inseguimento sul Tamigi (piuttosto breve per esigenze di durata dell'episodio) si svolge di giorno e non di notte. Infine, la cassetta del tesoro viene portata da Watson a Mary e aperta davanti a lei, scoprendola vuota. Ma sono piccole libertà prese dagli sceneggiatori, che non stravolgono la trama.


E' una riduzione di grande qualità, a colori come tutti gli episodi della serie BBC del 1968, e Peter Cushing è un Holmes energico e scattante, che non fa rimpiangere l'ottimo Wilmer che l’aveva preceduto. Purtroppo della serie del 1968 sono sopravvissuti solo 6 episodi su 16, e sono stati pubblicati in DVD in lingua originale.


Uno Studio in Rosso

Un cadavere viene ritrovato chiuso nello scompartimento di un treno alla stazione Victoria. Un messaggio criptato che richiama qualcosa di scarlatto appare negli annunci economici del Daily Telegraph, e una misteriosa organizzazione perde i suoi affiliati uno dopo l’altro, dopo che questi hanno ricevuto un biglietto con una macabra filastrocca. La vedova di uno dei membri, la signora Murphy, sottopone il caso all’attenzione di Sherlock Holmes, il quale dovrà ricorrere a tutto il suo intelletto per poter affrontare e sconfiggere un avversario scaltro e spietato…

 


Questo film del 1933 di Uno Studio in Rosso ha solo il titolo, per il resto si tratta di materiale originale, frutto degli sceneggiatori. In particolare di Reginald Owen, che ha fortemente desiderato interpretare Sherlock Holmes dopo essere stato Watson al fianco di Clive Brooks in Sherlock Holmes (divenendo così uno dei quattro attori che abbiano mai interpretato sia Holmes che Watson) da aver scritto il film praticamente da solo. Il risultato però non convince, ne' come trama ne' come interpretazione. Owen disegna, infatti, un Holmes troppo sicuro di se, con un mezzo sorriso sempre stampato in faccia. Fisicamente, poi, è decisamente inadatto. Purtroppo anche il Watson che lo affianca non lascia il segno, anzi è sciocco come il peggior Watson di Nigel Bruce.


Se analizziamo la trama, poi, ci troviamo di fronte a una organizzazione criminale, l’Anello Scarlatto, che elimina alcuni dei suoi stessi membri, lasciando biglietti sulla falsariga di 10 piccoli indiani di Agatha Christie (che verrà pubblicato solo nel 1939!). I primi vengono assassinati senza alcun motivo apparente, mentre le ultime aspiranti vittime vengono prese di mira perché dovrebbero lasciare 200.000 sterline di assicurazione sulla vita. Un plot che sulla carta potrebbe anche funzionare, ma il film risulta confuso e ridondante, per niente lineare e, soprattutto, non certo un film di Sherlock Holmes. Non si spiega, poi, perché Holmes e Watson abitino al 221A di Baker Street…
Di questo film non risultano trasmissioni su reti italiane, l'unico modo per vederlo è recuperarlo in DVD in lingua originale.


mercoledì 8 aprile 2015

Uno Studio in Rosso

Un cadavere viene trovato al numero 3 di Lauriston Gardens. Sotto il cadavere c'è una fede nuziale e sulla parete la scritta RACHE, tracciata col sangue. Sul luogo del delitto viene convocato Sherlock Holmes, il quale ben presto capisce di dover inseguire uno spietato assassino in cerca di vendetta, che non si fermerà davanti a nulla pur di ottenerla. Al primo cadavere se ne somma un altro e l'assassino sembra svanito nel nulla. Ma Sherlock Holmes sa bene come cercarlo e farlo cadere in trappola, mettendogli le manette personalmente sotto gli sguardi stupiti degli ispettori Gregson e Lestade di Scotland Yard.




Una delle poche trasposizioni di Uno Studio in Rosso (soprattutto tra quelle degne di nota), datata 1968, della serie prodotta dalla BBC con Peter Cushing e Nigel Stock. L'apertura è dedicata all'uccisione di Enoch J. Drebber (senza inquadrare mai il volto dell'assassino), per proseguire abbastanza fedelmente al romanzo. Le uniche differenze riguardano una capatina a un teatro per parlare con l'attore che impersona la vecchia che va a recuperare l'anello in Baker Street (episodio completamente inventato), e la dimostrazione che le pasticche contengono veleno non attraverso lo scottish terrier malato ma con un esperimento chimico.


Cushing e Stock sono una coppia di attori di altissimo livello e si vede. Cushing è da sempre un appassionato sherlockiano, e ha studiato con attenzione i racconti originali: da un'interpretazione fedele e scattante. A voler trovare un difetto forse è un po’ in là con gli anni, e di sicuro è un po’ basso, ma sono cose ininfluenti. Stock, già al fianco di Wilmer, è un ottimo Watson, anche se a tratti (colpevole lo sceneggiatore) è poco perspicace: siamo ancora lontani dall'ottimo Watson di David Burke. Decisamente bravi tutti gli attori, una produzione di alto livello che, purtroppo, ha visto gran parte degli episodi andati perduti. Quelli sopravvissuti sono editi in DVD in lingua originale.


La banda maculata

Julia ed Helen Stoner sono sorelle, e vivono nella loro residenza di Stoke Moran col patrigno Grimesby Roylott. Julia sta per sposarsi, ma un sinistro sibilo nella notte la rende inquieta, e lo confida alla sorella. Proprio quella notte Julia muore in maniera misteriosa, facendo riferimento a una banda maculata. Tempo dopo Helen contatta Sherlock Holmes: anch’ella sta per sposarsi, ma come la sorella Julia ha sentito un sibilo nella notte e teme per la propria vita. Tra una visita minacciosa del dottor Roylott ed un viaggio a Stoke Moran, Sherlock Holmes sventerà la minaccia della terribile banda maculata...

 


Nel 1964 la BBC produsse un episodio della serie Detective con protagonista Sherlock Holmes: si tratta di The Speckled Band (La banda maculata), e come attori principali furono scelti Douglas Wilmer (Holmes) e Nigel Stock (Watson). L'episodio ebbe tanto successo che fu ritrasmesso a distanza di pochi mesi e la BBC decise di produrre una serie di dodici avventure di Sherlock Holmes, mantenendo gli stessi attori protagonisti. Wilmer e Stock delinearono i modelli di Holmes e Watson che furono punto di riferimento per molti anni, fino alle interpretazioni di Jeremy Brett e David Burke. Guardando questi episodi capiamo bene il perché.


La riduzione è ottima. Gli sceneggiatori si prendono giusto qualche piccola libertà di poco conto, ma possiamo tranquillamente parlare di un'opera al limite della perfezione. Wilmer è un Holmes pieno di se, e soprattutto negli episodi successivi a tratti sgarbato e un filo antipatico, ma molto calzante con la figura letteraria. Stock è un Watson gentleman e garbato, solido, che da proprio l'idea del dottore. Insieme sono una coppia che funziona molto bene, e viene supportata da ottimi comprimari. Molto bene la sceneggiatura e la ricostruzione degli ambienti.
La serie fu filmata in bianco e nero ed è stata pubblicata in DVD, tranne che per due episodi andati perduti.