giovedì 23 ottobre 2014

Piramide di Paura

Il giovane e brillante studente Sherlock Holmes studia in un college di Londra, assieme al nuovo arrivato e inseparabile amico John Watson. Viene coinvolto in un misterioso caso che dalla loro scuola li porta nei sotterranei di Londra, dove una setta criminale ha ricostruito un tempio egizio. Spinto sempre di più dalla sua passione investigativa e dalla sua vasta cultura riuscirà a scoprire i veri colpevoli dei misteriosi omicidi.







Il trio di produttori (Steven Spielberg, Kathleen Kennedy e Frank Marshall) è lo stesso de I predatori dell'Arca Perduta, a cui si aggiunge Henry Winkler (il Fonzie di Happy Days). La sceneggiatura è firmata da Chris Columbus (Gremlis, Goonies, Mamma, Ho Perso L'Aereo ed Harry Potter). La regia è di Barry Levinson (Good Morning Vietnam e Rain Man). Nomination all'Oscar per gli effetti speciali, ad opera della Industrial Light & Magic di George Lucas: questo è in assoluto il primo film ad avere un personaggio 3D realizzato interamente in computer grafica (il cavaliere che si anima e fuoriesce dalla vetrata). Eppure, malgrado i grandi nomi, questo film è poco conosciuto e poco ricordato, liquidato molto spesso come un film di Indiana Jones, solo con protagonista Sherlock Holmes.
D’accordo, la parentela è palese (la scena in cui Holmes, Watson ed Elisabeth scoprono la piramide, si intrufolano dentro e assistono al sacrificio che si sta compiendo è un chiaro riferimento alla scena del sacrificio alla dea Kalì presente in Indiana Jones e il tempio maledetto, uscito solo un anno prima), ma l'omaggio a Sherlock Holmes è genuino.


Sappiamo che in realtà Holmes e Watson si incontrano da adulti, ma questo film non ha nessuna pretesa canonica, tant’è che si autodefinisce “un’affettuosa invenzione”. E’ solo un piacevole divertissement, e come tale deve essere visto.
Le trovate di questo film sono abbastanza curiose: scopriamo da chi Sherlock ha ricevuto la pipa in dono, così come il suo inconfondibile cappello e la mantella. In fondo, questa pellicola non è che una metafora della crescita individuale, affrontando pericoli, paure, sensi di colpa, perdita delle persone amate. Gli attori protagonisti sono davvero azzeccati, gli sconosciuti Nicholas Rowe (un aristocratico Holmes) ed Alex Cox (un Watson un po’ Harry Potter), e la trama, se vista senza pregiudizi, è piuttosto avvincente.


Sul finale, poi, un tocco di classe. Dopo i titoli di coda (spesso tagliati in TV) la sorpresa finale.
Il film è disponibile in DVD.

mercoledì 22 ottobre 2014

Il fratello più furbo di Sherlock Holmes

In assenza di Sherlock, il fratello minore Sigerson Holmes riceve l'incarico di recuperare un importante documento da Jenny Hill, bella cantante lirica figlia di un ministro. Si tratta di un compromettente accordo politico, rubato da un baritono italiano che con esso ricatta la giovane donna. Con un'azione incredibile, Sigerson riuscirà là dove hanno fallito agenti segreti di mezzo mondo...







Gene Wilder, il Dr. Frederick Frankenstein (o Frankenstin) di Frankenstein Junior (1974), torna sugli schermi l'anno successivo, affiancato dagli stessi attori della commedia di Mel Brooks (ad eccezione del solo Brooks) per prendere in giro un'altra icona del cinema e della letteratura: Sherlock Holmes.
L'operazione, pur non riuscendo in pieno come per Frankenstein, comunque è davvero divertente.
Tutto parte dall'idea che Holmes abbia un fratello invidioso della sua fama (Gene Wilder), che vive nella sua ombra. Sherlock ha un caso per le mani che "passa" al fratellino perché vi è coinvolta una donna, Jenny Hill (Madeline Kahn), e poter agire senza essere in primo piano: recuperare un documento che potrebbe scatenare una guerra, ora nelle mani di un ricattatore.


L'idea di base trae spunto da Ladri Gentiluomini, ma in questo caso il ricattatore è un cantante lirico di origini italiane interpretato da un esilarante Dom DeLuise. Sigerson ha come spalla il sergente Orville Sacker (Marty Feldman) di Scotland Yard, e dovrà scontrarsi col terribile Moriarty (Leo McKern)!
La trama (peraltro niente male) è inframezzata da decine di spunti comici e assurde idiosincrasie dei personaggi, come la formula già collaudata in Frankenstein Junior. Memorabile la scena nei teatro in cui canta Jenny, o quella in cui Sigerson va a trovare il Ministro, o la strategia per evadere dalla trappola con le lame rotanti, per non parlare del rocambolesco finale nel teatro dell'opera.
Per gli amanti delle chicche: Sherlock Holmes è interpretato da Douglas Wilmer, che già aveva vestito i panni di Holmes in 13 adattamenti della BBC tra il 1964 e il 1965, mentre il nome Orville Sacker è un chiaro riferimento al primo nome di Watson in fase di scrittura di Uno Studio in Rosso (Ormond Sacker). Infine il nome Sigerson viene adottato da Sherlock Holmes durante i suoi viaggi tra il 1891 e il 1894 (il Grande Iato).
Il film è assolutamente da vedere, ed è disponibile in DVD.
Piccola curiosità a tal proposito: l'antefatto (in cui il Ministro riceve il documento dalle mani della regina Vittoria) non è doppiato in italiano.


martedì 21 ottobre 2014

Vita privata di Sherlock Holmes

Da una cassetta di sicurezza in una banca londinese spunta un manoscritto del biografo e compagno di avventure di Sherlock Holmes, il dottor John Watson. Solo dopo un secolo è possibile pubblicare lo scottante resoconto dell'avventura che portò il celebre investigatore e il suo fidato assistente a seguire la pista di un intrigo internazionale, fino a un castello scozzese sulle rive del Loch Ness. Tutto comincia quando un'affascinante straniera, scampata all'annegamento nel Tamigi e vittima di amnesia, viene portata al 221B di Baker Street. Nemmeno l'impassibile Sherlock Holmes saprà resistere al fascino di una bellissima donna in pericolo, a costo di sfidare la stessa regina Vittoria.



Chiunque abbia apprezzato il film non potrà farsi sfuggire il libro di Michael e Mollie Hardwick, tratto dalla sceneggiatura del film omonimo. Si tratta di un piccolo capolavoro, scritto in maniera impeccabile dai coniugi Hardwick, che cattura tutta l'essenza del film. Ma non è solo questo.
Vi sono tante, piccole e grandi, differenze.
Innanzitutto l'antefatto: il nipote di Watson apre la cassetta metallica del nonno nello studio del direttore della banca Cox & Co. e legge il manoscritto per l'estasiato Havelock-Smith e il signor Cassidy. E poi l'epilogo, che non svelerò per chi il libro ancora non l'ha letto.
Inoltre tante piccole piacevoli sfumature, dialoghi ampliati, descrizioni che (per ovvie ragioni) mancano nel film. Ad esempio, nel film Holmes incontra Mycroft la seconda volta da solo, nel libro è accompagnato da Watson. Ma c'è in agguato il rischio di dire troppo, e rovinare piccole piacevoli sorprese...
Dirò solo che è un gran bel libro, sia che lo leggiate prima o dopo aver visto il film, o che non lo vediate affatto (ma sarebbe un peccato...).
L'ultima edizione è di Alacràn (2008).


lunedì 20 ottobre 2014

Il Segno dei Quattro

Sherlock Holmes sta attraversando uno dei suoi frequenti momenti di depressione. La mancanza di azione e di stimoli intellettivi spingono l'investigatore inglese ad assumere cocaina, fino a quando non bussa alla sua porta una signorina dall'aspetto piacente, tale Mary Morstan. Il padre della ragazza, ufficiale dell'esercito britannico, è scomparso appena tornato dall'India e a lei, da svariati mesi, vengono consegnate perle preziosissime da un anonimo benefattore. Ma c'è dell'altro. Cosa sono quelle strane lettere che le vengono recapitate? E chi si cela dietro la misteriosa firma "II Segno dei Quattro"? Ecco alcuni degli ingredienti della seconda avventura di Sherlock Holmes, tra le nebbie di Londra e i gioielli del Rajah, tra modernità e riti arcaici.


The Sign of the Four (successivamente The Sign of Four) esce nel 1890 sul Lippincott's Magazine, commissionato a Doyle dall'editore americano che aveva apprezzato i lavori pubblicati fino ad allora. Doyle non pensava più a Sherlock Holmes, almeno fino a quel momento. Decise, infatti, di scrivere questa nuova avventura del detective senza immaginare quello che sarebbe successo di lì a poco tempo: se non fosse mai esistito Il Segno dei Quattro non avremmo mai conosciuto Sherlock Holmes, che sarebbe nato e morto in un solo romanzo...
Per fortuna quel febbraio del 1890 la storia prese la piega che tutti conoscono, e dopo 124 anni Sherlock Holmes è ancora vivo e vegeto!
In questa avventura per la prima volta vediamo Holmes fare uso di una soluzione al 7% di cocaina, così come viene per la prima volta affrontato l'argomento del gentil sesso.
E' fondamentale capire che nella sociatà vittoriana la cocaina era non solo perfettamente legale e acquistabile in farmacia, ma addirittura dipinta come un rimedio a moltissimi mali. Sigmund Freud la usava tantissimo e ne descriveva gli effetti benefici. Solo intorno al 1910 circa si cominciò a capire che creava dipendenza ed era dannosa per l'organismo umano, ma ai tempi del romanzo siamo non solo nel lecito, ma addirittura nella visione opposta di quella attuale.
Quanto ai rapporti tra Holmes e le donne, egli afferma semplicemente che un coinvolgimento affettivo è dannoso per il ragionamento logico, in quanto altera la percezione della realtà. Tutto sommato non sembra una avversione alla donna in quanto essere umano di sesso femminile, bensì un timore di perdere lucidità (e alzi la mano chi, venendo coinvolto affettivamente in una relazione, non abbia mai perso, anche solo in parte, "la testa" come si dice). Anche in questo caso dobbiamo tornare indietro fino a quei tempi, dove non era così strano rimanere scapoli, o non trovare interesse in una relazione o in un matrimonio, senza per questo essere sospettati di omosessualità. Ma è un argomento che riprenderò in un altro post, presto o tardi...
Tornando alla storia, è Watson che trova la sua dolce metà, Mary Morstan, con cui vivrà anni felici, almeno fino a quando un non specificato male gliela porterà via tra il 1891 e il 1894 (il Grande Iato). Il dottore vive una romantica storia d'amore, sullo sfondo della trama principale, e alla fine si dichiara, contraccambiato, alla bella Mary.
Ma il romanzo è interessante per tantissimi aspetti, che aiutano a comprendere la Londra di quel tempo. Dopo Uno Studio in Rosso tornano gli Irregolari di Baker Street, facciamo la conoscenza di Toby (un segugio dall'olfatto assai sviluppato), entriamo in contatto con la Londra esotica e orientaleggiante, moda sviluppatasi a seguito della colonizzazione dell'India. E ancora, ci aspetta un viaggio notturno sul Tamigi...
La storia è stata rappresentata sul piccolo e grande schermo molte volte, e da attori di grande spessore: tra gli altri Athur Wontner, Peter Cushing, Ian Richardson, Vasilij Livanov, Jeremy Brett e... Charlton Heston!
Piccola curiosità: si è sempre indicato Sidney Paget come l'ideatore dell'immagine di Sherlock Holmes che tutto il mondo conosce, con in testa il deerstalker, un berretto da caccia con doppia visiera... Non è così, perché nel giugno 1890 sul The Bristol Observer, quindi almeno un anno prima di Paget, Sherlock Holmes viene ritratto con il deerstalker... e i baffi!

sabato 18 ottobre 2014

Uno studio in rosso - Un dossier giallo con Sherlock Holmes

In una casa a Londra viene trovato un americano ucciso in circostanze misteriose. Una fede nuziale, un pizzico di cenere di un sigaro, un monogramma su un fazzoletto e un messaggio tracciato col sangue sono gli indizi che conducono Holmes fino a un secondo cadavere, in una stanza d'albergo dove una scatoletta di pastiglie avvelenate gli permette di identificare l'assassino e di scoprire una disperata vicenda d'amore e di vendetta con radici a Salt lake City.
Esaminate gli indizi, leggete i diari, i telegrammi e gli articoli di giornale così come sono stati raccolti dal dottor Watson.
Confrontate i vostri poteri deduttivi con quelli del grande Sherlock Holmes.


Si tratta di un'occasione unica, vestire i panni del grande detective e risolvere un caso intricato, e per farlo ci sono tutti i mezzi a disposizione: ritagli di giornale, il diario del dottor Watson... e poi tutte le prove raccolte sulla scena del crimine, compresi una pillola di Jefferson Hope e la fede di Lucy Ferrier! E, ovviamente, il biglietto da visita di Sherlock Holmes.....
Questo librogame, unico nel suo genere, è stato pubblicato nel 1983 dalla Webb & Bower, e nel 1986 è stato pubblicato in Italia da Mondadori, per la ragguardevole somma di L. 60.000! In pratica era un pezzo pregiato già allora, figuriamoci 28 anni dopo! Ma, come già detto, è un pezzo unico e vale quello che costa.
L'investigazione è in prima persona, il dossier è curato al limite del maniacale e, anche per chi ovviamente sa già tutto perché ha letto il libro, rappresenta un passatempo piacevole e stimolante.
Essendo piuttosto raro, è piuttosto improbabile trovarlo su qualche bancarella di libri usati (anche se non si sa mai), ma può capitare che qualcuno lo metta in asta su eBay, perciò se siete interessati dateci un occhiata ogni tanto: potreste avere un colpo di fortuna, come il sottoscritto..... 



venerdì 17 ottobre 2014

Il violino degli Holmes

Lupin e i suoi inseparabili compagni Jigen, Goemon e Fujiko partono alla ricerca dei singoli componenti di un violino dotato di poteri ultraterreni. Uno di questi è però in possesso di Shirley Holmes, pronipote del celeberrimo Sherlock. La terza generazione dei Lupin si scontra con la quinta degli Holmes, e mentre la ricerca procede fra musicisti posseduti, sistemi di sicurezza inespugnabili e organizzazioni para-naziste, entra in scena un misterioso e indistruttibile inseguitore…






Per gli amanti del ladro dalla giacca multricromatica è un invito a nozze: Lupin III incontra (anche se non direttamente) Sherlock Holmes. Un volumetto di 96 pagine (anzi: un lungometraggio a fumetti!) da non perdere. Gli autori, Andrea Baricordi e Gian Maria Lian, sono davvero in gamba, hanno creato una storia davvero affascinante, sempre mantenedo lo humor che contraddistingue il personaggio di Monkey Punch.
La trama è dinamica, e al tempo stesso poetica sotto tanti aspetti, e i disegni sono fantastici.
I volume è un po' datato, è uscito nel 1999, ma è stato ristampato successivamente in Lupin III. Pupe, yen e pallottole (Mondadori) e nel n. 63 della raccolta I Classici del Fumetto di Repubblica - Serie Oro.

 

giovedì 16 ottobre 2014

La Casa della Seta

Novembre 1890, Londra è stretta nella morsa di un freddo impietoso. Al 221B di Baker Street il fuoco arde nel caminetto e Sherlock Holmes sta bevendo il tè insieme al dottor Watson quando un uomo vestito con grande eleganza si presenta inaspettatamente, in preda a una grande agitazione. E' Edmund Castairs, un giovane mercante d'arte che si rivolge a Holmes in cerca d'aiuto: teme infatti per la sua vita, poiché da settimane un losco figuro con un'orribile cicatrice sul volto lo segue. Intrigati dal racconto di Castairs, Holmes e Watson decidono di indagare e all'improvviso si ritrovano coinvolti in una serie di eventi indecifrabili e inquietanti, mentre tutto riconduce alla misteriosa e sinistra Casa della Seta...


Siamo di fronte al primo, in ordine temporale, apocrifo autorizzato dalla Conan Doyle Estate, che equivale a un marchio di garanzia: nell’opera di Anthony Horowitz (1956) è possibile ritrovare la magia di uno stile assolutamente accattivante, elegante e fedele fin nei minimi particolari all’originale. Davvero un apocrifo come si deve, con una cura dei personaggi al limite della perfezione e una trama avvincente e ben orchestrata.
L'autore fa fare a Watson dei salti temporali, citando avventure precedenti e successive, senza però che questi risultino stucchevoli o messi lì giusto come sfoggio di cultura holmesiana. Tutto è davvero ben misurato e la lettura scorre piacevole tra
pedinamenti, delitti, accuse e una possibile impiccagione per omicidio a carico di Sherlock Holmes che, però...
Non aggiungo altro, per non gustare la lettura di questo che non esito a definire capolavoro.
Il libro è disponibile in formato tradizionale o ebook (Mondadori, 2012).
News dell'ultim'ora: il 23 ottobre 2014 uscirà il nuovo libro di Anthony Horowitz: Moriarty.


Sherlock Holmes e il vampiro di Whitechapel

Il più famoso Consulting Detective dell'Inghilterra vittoriana è sulle tracce del peggior serial killer che Londra ricordi: Jack lo Squartatore. Ma in Sherlock Holmes e il vampiro di Whitechapel, Jack è un vampiro e Holmes si rifiuta di crederlo rischiando la disfatta più totale, mentre i due si sfidano a duello in questo romanzo incantevole e originale. Gli appassionati di Sherlock Holmes, gli affezionati lettori di Jack lo Squartatore e gli amanti dei vampiri alla Bram Stoker, troveranno sicuramente qualcosa da amare in questo romanzo storicamente attento e ricercato, che mescola con coraggio e abilità generi differenti che in questo libro si sposano alla perfezione.



Innanzitutto ci troviamo davanti a un miscuglio di generi che a qualcuno potrebbe non piacere: mischiare Sherlock Holmes con Jack lo Squartatore già è rischioso, ma rendere Jack anche un vampiro! Sapendo in partenza cosa mi apprestavo a leggere, non mi sono illuso di trovarmi di fronte a un nuovo Studio in Nero, ma comunque devo dire di aver apprezzato la trama. Il libro è ben scritto e, anche se la narrazione è in terza persona, scorre piacevole.
Cosa non va? A parte una fugace apparizione, Sherlock prende parte alla trama dopo un centinaio di pagine, e anche nella seconda parte deve dividere la scena (e le pagine) con il vero protagonista del romanzo, il Barone (nonché vampiro, nonché Jack), mentre il Nostro è un comprimario (eccellente, ma sempre un comprimario).
Tutto da buttare? No, anzi, resta una bella avventura apocrifa. Il pregio di questo libro è proprio quello di non aver voluto esagerare nella trama, nei colpi di scena, nelle scene ai limiti della realtà. La storia ha una logica, una credibilità fin dall’inizio, e decolla quando (finalmente) entrano in scena Holmes e Watson. E la riproduzione dei personaggi, così come quella della Londra del 1888, è davvero ottima.
Un buon libro, scritto molto bene, che merita una lettura. Disponibile in forma cartacea o ebook come secondo numero della Baker Street Collection (DelosBooks, 2013).
Dean P. Turnbloom (1954) è autore anche di Sherlock Holmes and the Adventure of the Raven's Call (2013), Sherlock Holmes and the Body Snatchers (2014) e Sherlock Holmes and the Return of the Whitechapel Vampire (2015). Speriamo arrivino presto in Italia.

Sherlock Holmes e il diario segreto del dottor Watson

Mai, in vita loro, Sherlock Holmes e il dottor Watson hanno dovuto affrontare un'impresa più segreta e pericolosa di quella che li attende quando vengono incaricati di recarsi nella neonata Unione Sovietica per mettere in salvo i Romanov: lo Zar Nicola, la Zarina Alessandra e i loro figli innocenti. Ma Holmes e Watson saranno davvero in grado di cambiare la storia? O non riusciranno nemmeno a portare a casa la pelle? Sempre più incerti su chi siano gli amici e chi i nemici, i nostri eroi dovranno superare in astuzia la polizia segreta bolscevica, le forze contro-rivoluzionarie e perfino il governo del loro stesso Paese. Tra mille ostacoli, Holmes e Watson si troveranno ad affrontare di volta in volta vecchi avversari, il Re e persino Lenin, senza mai perdere di vista il loro obiettivo primario: portare a termine la missione e salvarsi la vita.


Siamo di fronte a un apocrifo di altissimo livello. Del resto, il marchio della Official Conan Doyle Estate è lì a testimoniarlo: la qualità della ricerca e la scrittura sono impressionanti. L'autore mantiene l'approccio tradizionale di utilizzare la narrazione di Watson, trascritta sotto forma di diario quotidiano. Questa tecnica è efficace, e la rappresentazione di Holmes e Watson è canonica e coinvolgentePremesso che non si tratta di un'indagine, ma di un'azione di spionaggio degna di James Bond, l'autore riesce a tratteggiare un'immagine di come potrebbero essere Holmes e Watson dopo L'ultimo saluto molto coerente.
I due sono calati in un'ambientazione storica reale, con una serie di fatti che indirizzano verso una realtà alternativa, ma del tutto possibile, riguardante la famiglia Romanov: sebbene all'inizio sembrino due figure letterarie del tutto fuori luogo (oltretutto mandare Holmes a 65 anni a salvare i Romanov effettivamente non avrebbe molto senso...), il romanzo scorre molto bene, tra continui colpi di scena, coi Nostri che non solo non vengono sminuiti, ma rivestono ruoli molto importanti (soprattutto Watson!) all'interno della trama. Non solo: vi è un finale aperto, che si svilupperà nel seguito di prossima pubblicazione in Italia, La vendetta di Sherlock Holmes.
Di sicuro un libro da acquistare, disponibile in forma cartacea o ebook come primo numero della Baker Street Collection (DelosBooks, 2013), recentemente ristampato come primo numero de Il Giallo Mondadori - Sherlock (Mondadori, 2014).


Sherlock Holmes e il misterioso caso di Ippolito Nievo

Il caso più difficile della sua carriera, Sherlock Holmes proprio non se lo aspettava. Sollecitato dal fido Watson, era pronto a occuparsi perfino di qualche volgare ladro di polli, con i creditori alla porta, e le finanze della coppia di amici che non scoppiano di salute. Ma la sorte ha condotto nel loro studio una cliente: una ragazza italiana imparentata alla lontana con lo scrittore Ippolito Nievo, scomparso molti anni prima assieme a una valigia di documenti riservati. L'intrepida discendente è convinta che sia caduto vittima di un attentato, e ci sono poteri forti che tramano per metterla a tacere. Holmes non può che accettare l'incarico, inoltrandosi nelle fitte nebbie di un mistero legato agli intrighi politici di un paese straniero.


Presentato dal suo autore Rino Cammilleri (1950) come un romanzo quasi storico, in realtà viene da chiedersi come mai abbia scelto di utilizzare Holmes e Watson per raccontare questa avventura che non spiega il mistero della misteriosa morte di Ippolito Nievo e che narra invece del furto della Sindone, di massoneria, di Beati Paoli e altre sette discorrendo. Holmes è dipinto come un antipatico saccente che cita ripetutamente se stesso, maltratta Watson e inanella numerose figure poco edificanti senza risolvere alcunché. Watson invece è un povero frustrato che prova un profondo astio per Holmes, ma ne sopporta la compagnia e accetta di essere il suo fedele cagnolino solo perché altrimenti la sua vita sarebbe stata vuota. Peccato che (per sua stessa ammissione) ogni volta che apre bocca spara cavolate immani, dimostrando tutti i suoi limiti. Delle macchiette. Peccato che non ci troviamo di fronte a una parodia, sembra più semmai che l'autore con ferocia cerchi di demolire l'immagine di Holmes e Watson.
I due vengono trascinati in una serie di eventi (a mio parere alcuni davvero senza senso) senza una vera indagine, senza una soluzione di un mistero, con personaggi reali messi a forza in una trama che non avrebbe necessitato tali forzature: Don Bosco fa la parte del leone, ha un grosso ruolo e addirittura fa abbassare lo sguardo a Holmes più volte. Senza mettere in discussione una figura così importante, la domanda che mi pongo è: era proprio necessario? La risposta è sì, perché l'autore vuole
dimostrare che nulla è più potente della religione cattolica romana, i cui misteri richiedono solo un approccio di fede e una speranza incondizionata nella Provvidenza. Una Crociata (piuttosto anacronistica) contro la ragione e il Protestantesimo.
Un libro che non consiglio a nessuno, né agli sherlockiani né agli amanti del romanzo storico.

L'avventura dei tre matti

Febbraio 1916. Il dottor Watson e Sherlock Holmes vengono convocati al Foreign Office da Mycroft Holmes per un incarico ad alto rischio, che potrebbe cambiare le sorti della guerra in corso: fermare una volta per tutte Von Bork. La spia tedesca ha rubato una formula da uno scienziato ungherese, un bacillo in grado di eliminare l'intera coltivazione di sauerkraut della Germania! Holmes e Watson sono costretti a partire immediatamente per l'Africa, dove incontreranno nientemeno che Mowgli, il ragazzo cresciuto coi lupi...





Chiariamo subito: si tratta di una parodia. L'autore è Philip Josè Farmer (1918-2009), prolifico scrittore di fantascienza da sempre amante sherlockiano. La stesura originale di questo breve romanzo era intitolato L'avventura del Pari senza nobiltà (The Peerless Peer, 1973) e fu pubblicata dalla Aspen Press in edizione limitata a duemila copie, e già nel 1974 fu ristampato in edizione economica. In questa versione Holmes e Watson incontravano Lord Greystoke, vale a dire Tarzan, ma la vedova Burroughs (del defunto creatore di Tarzan) vietò la ristampa del romanzo fino al 1999, anno in cui cessava il copyright. Nel 1983 fu chiesto all'autore un nuovo romanzo, perciò decise di riscriverlo sostituendo il personaggio di Tarzan con quello di Mowgli (creato da Rudyard Kipling ne Il libro della giungla) ormai adulto e civilizzato, ed è la versione stampata in Italia all'interno del volume La grande avventura (Rizzoli, 1989).
Come detto si tratta di una parodia, perciò inevitabilmente può suscitare reazioni molto diverse in ogni lettore. Ci sono quelli che grideranno allo scandalo, perché Holmes e Watson non devono essere dissacrati, così come ci sono coloro che, senza prendersi troppo sul serio, faranno una bella risata immaginando la faccia di Watson di fronte alle nudità di Mowgli (il che mi fa venire in mente una scena di Frankenstein Junior) o alla strategia di Holmes per liberarsi dalle api africane...
Ciò detto, va precisato che non si tratta di una parodia memorabile, che non merita un posto nel ripiano più in vista della vostra libreria, ma se doveste trovare il libro su una bancarella dell'usato, beh... perché no?


mercoledì 15 ottobre 2014

Vita privata di Sherlock Holmes

In casa di Sherlock Holmes, detective noto in tutto il Regno Unito, giunge una notte una giovane donna in stato di shock. Moglie di un ingegnere belga, misteriosamente scomparso, costei vuole che Holmes glielo ritrovi o accerti, perlomeno, quale sorte gli sia toccata. In compagnia di Watson e della donna, il celebre detective segue le tracce dell'ingegnere fino in Scozia, sulle rive del Lock Ness...







Uscito nelle sale nel 1970, il film prodotto e diretto da Billy Wilder si propone come una commedia gialla ispirata alla figura letteraria del detective Sherlock Holmes, basata su una storia originale. Dalla sceneggiatura del film è stato tratto lo stesso anno un romanzo omonimo scritto da Michael e Mollie Hardwick. Wilder dichiarò all'epoca: «Desideravo far vedere Holmes vulnerabile e umano. Cade in una trappola sentimentale con una donna e non risolve il mistero». Il risultato è un film elegante, malinconico, sottilmente ironico, con una splendida colonna sonora di Miklos Rosza e una mirabile scenografia di Alexandre Trauner.
Robert Stephens da un'aria sognante a Holmes che rende bene l'idea del genio innamorato, mentre Colin Blakely è un Watson energico, decisamente un ex fuciliere del Northumberland. Pur non avendo il fisico adatto, Christopher Lee (dopo essere stato Sir Henry Baskerville in La furia dei Baskerville e Sherlock Holmes in Sherlock Holmes e la valle del terrore), da un'interpretazione di Mycroft Holmes da autorevole uomo di stato.
Il film inizia con l'apertura della cassetta di metallo del Dr. Watson nella banca Cox & Co., da cui vengono fuori gli oggetti di Holmes e numerose carte riguardanti i casi inediti, e scorre piacevole, nonostante la sua lunghezza, offrendo un ritratto plausibile di quello che potrebbe essere la vita tra Holmes e Watson tra un racconto e l'altro. Il film, peraltro, in origine durava un'ora in più e conteneva altri due casi, uno in cui trovano un cadavere in una stanza coi mobili attaccati al soffitto, e l'altro in cui su un lussuoso transatlantico Watson scopriva due cadaveri nudi ma, avendo bevuto troppo champagne, accompagnava Holmes in un'altra cabina, dove c'erano altri due corpi nudi ma tutt'altro che morti! C'era inoltre un flashback di Holmes ai tempi di Oxford che si innamorava di una ragazza (che avrebbe poi scoperto essere una prostituta). Peccato...
Nonostante questi e altri piccoli tagli, il film è un capolavoro assoluto che non ci si stanca di vedere e rivedere. E' disponibile in DVD (MGM).


martedì 14 ottobre 2014

La vendetta del mastino dei Baskerville

Sherlock Holmes considera seriamente l'idea di ritirarsi, ma tre eventi misteriosi lo trattengono dal farlo: un delitto sul traghetto della Manica, un appello dal sempre enigmatico Mycroft e l'avvistamento nella brughiera di Hampstead di una creatura spaventosamente simile al famoso mastino dei Baskerville. Il detective di Baker Street raccoglie la sfida e, affiancato dal fido dottor Watson, affronta un'indagine da cui dipendono nientemeno che le sorti della nazione.






A dispetto di un titolo che fa immediatamente pensare a una bassa trovata pubblicitaria (sempre tenendo a mente di non giudicare mai un libro dalla copertina), siamo di fronte a una trama molto curata, ricca di riferimenti al Canone. Del resto l'autore è Michael Harwick (1924-1991), cui è stato assegnato il prestigioso Sign of Four, che ha pubblicato anche Vita privata di Sherlock Holmes (1970, basato sul film omonimo), Prisoner of the Devil (1979), Sherlock Holmes: My life and crimes (1984) e The private life of Dr Watson (1985). Oltre a ciò, troviamo i personaggi trattati con rispetto del Canone e mai sopra le righe, cosa molto importante nella scrittura di un apocrifo.
Il romanzo esce nel 1987 (in Italia, manco a dirlo, vent'anni dopo: nel 2007) ed è ambientato nel 1902. Troviamo un Holmes che medita il pensionamento (sappiamo che nel 1903 si trasferisce nel Sussex) e un Watson che sta per risposarsi. Il clima tra i due non è dei migliori, ma con l'andamento della trama si capisce anche il perché. Nel frattempo avvengono tre accadimenti: un'aggressione nella brughiera di Hampstead (la stessa della Bloofer Lady in Dracula), un assassinio sulla Manica e una convocazione da parte di Sua Maestà in persona per recuperare una lettera compromettente.
Gli ingredienti abbondano, quindi.
Watson ha ampio spazio di manovra e contribuisce in maniera determinante alla felice conclusione delle indagini mentre Holmes, dopo una iniziale pigrizia, si accende e raccoglie tutti i fili che sembrano ingarbugliati sciogliendoli uno ad uno.
Come anticipato, i personaggi hanno molto spessore e la storia, pur partendo a rilento, scorre via arricchendosi di colpi di scena. Siamo di fronte, quindi, a un libro che non può mancare sulla libreria di un vero sherlockiano. Disponibile in versione cartacea (Alacràn, 2007).


Sherlock Holmes contro Dracula

E' l'anno 1890. Una nave fa naufragio sulla costa inglese, l'equipaggio è scomparso, il capitano è stato assassinato e viene trovato legato alla ruota del timone, l'unico passeggero è un sinistro cane nero.
Il mistero, di cui nessuno riesce a venire a capo, è pane per i denti dell'inimitabile Sherlock Holmes, ma per la prima volta nell'arco della sua esaltante carriera il grande detective è in difficoltà.
Risulta evidente che gli uomini dell'equipaggio sono stati uccisi e gettati fuori bordo, ma cosa può spiegare l'espressione di orrore stampata sul volto del capitano, il suo fatale dissanguamento, e lo strano carico della nave - cinquanta casse di terra?
Il gioco è aperto e Sherlock Holmes, assistito come sempre dal fedele Dottor Watson, si viene a trovare sulle tracce non di un nemico mortale, ma del Re dei Vampiri in persona - il Conte Dracula...

Si tratta di uno dei più famosi apocrifi mai scritti, pubblicato nel 1978 (in Italia appena trent'anni dopo, nel 2008!) ed ininterrottamente ristampato in tutto il mondo (tranne l'Italia, dicevamo...).
L'autore è Loren D. Estleman (1952), prolifico autore americano e membro dei Baker Street Irregulars, nonché profondo conoscitore in materia sherlockiana. Ha pubblicato inoltre Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Holmes (1979) e I pericoli di Sherlock Holmes (2012).
Si parte da una premessa riguardante come il manoscritto mai pubblicato sia stato ritrovato, quindi è il dottor Watson a fare la sua premessa sul perché, nel pubblicare i resoconti della vicenda Dracula, siano stati completamente omessi i ruoli di Holmes e dello stesso Watson. In realtà sono stati i primi ad indagare sulla faccenda, ispezionando la nave naufragata sulle coste inglesi con il cadavere del capitano legato al timone, ma per qualche ragione i due non vengono mai menzionati nel libro di Stoker. Ecco dunque il resoconto completo, che va a colmare i vuoti lasciati dallo stesso Stoker nella fase di pubblicazione di Dracula.
Per coloro che amano il detective di Baker Street e il Conte dalla dieta carica di globuli rossi è una premessa golosa. E le attese non vengono deluse.
La storia è molto solida, coerente: si potrebbe leggere di pari passo con Dracula e si incastrerebbe alla perfezione. I personaggi, inoltre, sono molto curati e trattati con il giusto rispetto, così come le ambientazioni. La goletta Demeter scricchiolante e sinistra, la campagna immersa nella nebbia, il cimitero e la cappella...
Una scena che non si può dimenticare è il faccia a faccia tra Holmes e Dracula nel salotto di Baker Street, che a qualcuno farà venire in mente quello tra Holmes e Moriarty nello stesso luogo.
In questo apocrifo c'è tutto: atmosfera, attenzione ai particolari, personaggi solidi, una storia intrigante e ricca di colpi di scena anche per chi conosce già la trama del romanzo di Stoker.
Tempo fa si era pensato di trarne un film, date le indubbie potenzialità cinematografiche, ma non si è fatto nulla di concreto al momento.
Una lettura sicuramente consigliata: il libro è disponibile in forma cartacea, in ebook e persino come audiolibro (Gargoyle Books, 2008).

mercoledì 8 ottobre 2014

Uno Studio in Rosso

Il dottor John Watson, medico chirurgo dell’esercito britannico, rientra in Inghilterra essendo stato ferito in battaglia in Afghanistan. Per far fronte alle spese e poter continuare a vivere a Londra ha necessità di trovare un coinquilino, il quale gli viene presentato da un vecchio amico presso il St. Bartholomew's Hospital, intento a fare esperimenti chimici. Trasferitosi al 221B di Baker Street, inizia la convivenza con una persona davvero singolare, ma quando un cadavere viene trovato al numero 3 di Lauriston Gardens tutto diventa chiaro. Sotto il cadavere c'è una fede nuziale e sulla parete la scritta RACHE, tracciata col sangue. Sul luogo del delitto viene convocato un uomo che non è un poliziotto, ma risolverà brillantemente il caso: il suo nome è Sherlock Holmes.


La prima avventura di quello che diventerà il detective per eccellenza presenta già tutti gli elementi che torneranno nelle avventure successive: l'appartamento in Baker Street al 221B (che al tempo non esisteva, la strada era più corta!), la governante, gli ispettori Gregson e Lestrade, gli irregulars (la banda di monelli al servizio di Holmes).
Inizia con un breve antefatto del dottor Watson che spiega il perché si trovi a Londra in cerca di un alloggio da dividere con un coinquilino, e il successivo incontro con il misterioso Sherlock Holmes. Questi deduce immediatamente chi sia e da dove venga Watson, e solo molto avanti nella narrazione spiegherà in base a quali particolari lo abbia dedotto. Holmes è molto riservato, non si riesce a capire cosa faccia per vivere, né in cosa consista "la sua clientela", finché non sarà egli stesso a rivelare di essere un "consulente investigativo". Poco dopo si entra nel vivo della trama: i due si recano su una scena del crimine e Holmes riesce a tracciare un profilo dettagliato dell'assassino sbalordendo i due ispettori di Scotland Yard che si occupano del caso.
Inutile dire che sarà Holmes a seguire "il rosso filo del delitto" e a dipanarne la matassa, salvo poi lasciare la gloria a Lestrade e Gregson.

Quando Doyle scrisse il libro ovviamente non immaginava che stava creando una figura che l'avrebbe reso famoso in tutto il mondo, e sinceramente nemmeno ci sperava. Lo riteneva "letteratura di serie B" e aspirava a scrivere romanzi storici, ma sappiamo che la storia andò in maniera esattamente opposta. Eppure in un libretto di poco più di cento pagine si sfiora il capolavoro: una narrazione agile, una trama intricata, due personaggi giovani ma già affiatati, due cadaveri e la storia di una vendetta... Forse Il Segno dei Quattro è più esotico, di sicuro Il Mastino dei Baskerville è più intrigante per via della maledizione del cane e dell'ambientazione lugubre (ed è quello che è stato più volte portato sullo schermo), ma rileggere Uno Studio in Rosso fa sempre piacere.
Tutto comincia qui: una stanza con la tappezzeria a brandelli, un mozzicone di candela, una scritta misteriosa, un cadavere con l'espressione di terrore dipinta sul volto... e un grande detective a mettere assieme i pezzi del puzzle, mentre spiega le differenze tra uno Stradivari e un Amati!

E' curioso notare che è stato rappresentato sullo schermo pochissime volte: nel 1914 in due produzioni, una inglese (foto) e una americana, nel 1933 da una produzione americana, nel 1968 per la televisione inglese, nel 1982 per la televisione russa e nel 2010 nella rivisitazione della BBC.

Nel corso degli anni sono stati tratti almeno due fumetti da Uno Studio in Rosso, mentre nel 1983 (in Italia nel 1986) è stato pubblicato un librogame, un vero e proprio dossier dettagliato del caso.