mercoledì 31 dicembre 2014

Il Segno dei Quattro

Sherlock Holmes sta attraversando uno dei suoi frequenti momenti di depressione, fino a quando non bussa alla sua porta una signorina dall'aspetto piacente, tale Mary Morstan. Il padre della ragazza, ufficiale dell'esercito britannico, è scomparso appena tornato dall'India e a lei, da svariati mesi, vengono consegnate perle preziosissime da un anonimo benefattore. Ma c'è dell'altro. Cosa sono quelle strane lettere che le vengono recapitate? E chi si cela dietro la misteriosa firma "II Segno dei Quattro"? Ecco alcuni degli ingredienti della seconda avventura di Sherlock Holmes, tra le nebbie di Londra e i gioielli del Rajah, tra modernità e riti arcaici.



Tra il 1983 e il 1984 la TV australiana ha trasmesso quattro adattamenti dai romanzi di Conan Doyle, prodotti dalla Burbank Films con la voce di Peter O'Toole. Si tratta di The Sign of Four, The Baskerville Curse, A Study in Scarlet e Valley of Fear. Si tratta quindi del primo adattamento, e supera l'esame a pieni voti.
La qualità è piuttosto alta, animazioni ben delineate e proporzionate per l'epoca, e la sceneggiatura ricalca quasi alla perfezione il romanzo originale. Viene ovviamente omessa la dipendenza di Holmes dalla cocaina, così come la morte di Tonga viene "addolcita": Holmes spara ma lo manca, ma il pigmeo inciampa in una fune e cade nel fiume annegando. Non vi è alcun accenno a una possibile storia d'amore tra Watson e Mary Morstan, ma visto che Watson viene ritratto come un signore di mezza età, sembrerebbe piuttosto improbabile.
Tolti questi trascurabili dettagli, a maggior ragione trattandosi di un cartone animato, siamo di fronte a un prodotto di grande qualità, e anche se ormai siamo abituati ad animazioni per la TV di altissimo livello, questa produzione non sfigura affatto.
Di passaggi in TV italiane manco a parlarne, l'unico modo di vederlo è in lingua originale, godendosi la voce di Peter O'Toole.

 

Il Segno dei Quattro

Un misterioso individuo con una gamba di legno si affaccia alla finestra di John Sholto, ex ufficiale dell'Esercito, che muore per lo spavento. La signorina Mary Morstan suona alla porta di Sherlock Holmes con una misteriosa missiva e un diamante preziosissimo, il Great Mogul, arrivatole per posta assieme al biglietto. Cosa significa la misteriosa firma "II Segno dei Quattro"? Perché uno dei figli di Sholto viene assassinato in circostanze misteriose, e chi l'ha ucciso? Holmes e Watson vengono trascinati in una esotica e pericolosissima avventura, che li porterà verso il favoloso tesoro di Agra.



In questo film per la TV britannica è Ian Richardson a vestire i panni di Sherlock Holmes, mentre David Healy interpreta Watson. I due svolgono un lavoro egregio, forse un po' sopra le righe Richardson, mentre Healy semmai non è molto adatto fisicamente al ruolo, pur essendo un Watson credibile. La regia è molto buona, vicina a un prodotto cinematografico, ma è la sceneggiatura a fare acqua (letteralmente!).


Innanzitutto non vi è la storia d'amore tra Mary Morstan e Watson, giusto qualche laconico scambio di sguardi ma niente di più. In secondo luogo Thaddeus Sholto viene assassinato da Jonathan Small (senza motivo) e Holmes (da solo, e chissà in seguito a quale intuizione) interviene lottando con Tonga (scena piuttosto comica) facendolo fuggire, salvando Mary da morte certa. Successivamente si reca nel circo di stanza proprio di fronte alla casa di Thaddeus Sholto, dove Tonga si esibisce come creatura aborigena e carnivora, dovendo affrontare dapprima l'uomo forzuto che gli lancia il bilancere, poi inseguendo Tonga e Small nella casa degli orrori. I due sfuggono ancora e Holmes torna a Baker Street. Holmes si traveste da marinaio ingannando Watson come da copione, ma non è lui a scoprire la lancia Aurora in rimessa, bensì i suoi irregulars. Scatta allora l'inseguimento sul Tamigi, solo che si svolge di giorno e non di notte. Ad aggiungere ulteriore pathos Holmes salta sull'Aurora e lottando con Small cadono entrambi in acqua. Tornati tutti in Baker Street, la cassetta si rivela essere vuota ma, colpo di scena: Holmes apre la gamba di legno di Small e cominciano a cadere sul tappeto i gioielli del tesoro di Agra. Ovviamente appartengono alla Corona e vengono portati via, ma Mary tiene per se il Great Mogul.


Altra nota stonata: l'ispettore di Scotland Yard dovrebbe essere Athelney Jones, ma viene chiamato ispettore Layton. Da segnalare anche l'utilizzo di Toby in maniera ben poco ordodossa: mentre il segugio segue le tracce, Holmes e Watson dapprima vanno a piedi, poi seduti comodamente su un carro, e poi addirittura in bicicletta! Infine non si riesce a capire perché utilizzare nella sigla di apertura scene tratte sia dalla stessa pellicola, col risultato di anticipare parecchio la trama, che da Il mastino dei Baskerville, girato in contemporanea dalla stessa produzione.
In definitiva lascia un sapore agrodolce in bocca: da un lato abbiamo un certo dispendio di fondi, visto che potrebbe benissimo passare per una pellicola per il cinema, e la presenza di un Ian Richardson che si dimostra un ottimo Holmes (tranne forse quando alza il sopracciglio!), mentre dall'altra parte una serie di spunti che non sempre risultano vincenti, ma più spesso sfiorano il ridicolo. Da segnalare una particolarità: è stata utilizzata una sequenza di Vita Privata di Sherlock Holmes, chissà perché.
Uscito nel 1983, in Italia c'è stato almeno un passaggio televisivo sul finire degli anni '80 su Rete 4 in prima serata, mentre non è tuttora disponibile in DVD, se non in lingua originale.

martedì 23 dicembre 2014

Matto per il mistero

Un fatto sconvolgente è accaduto: alla vigilia dell'inaugurazione dell'Esposizione Universale di Parigi è stato rapito il Principe di Wurttemberg. Nello studio del Grande Investigatore sfilano il Primo Ministro, l'Arcivescovo di Canterbury e la Contessa di Dashleigh, tutti implorandolo di risolvere il mistero e ritrovare il Principe sano e salvo... Il Grande Investigatore non esiterà a usare ogni mezzo a sua disposizione e tutto il suo ingegno, nonché la grande abilità nel travestimento, per portare a buon fine questa missione estremamente delicata!





Un brevissimo pastiche di Stephen Leacock datato 1911, in cui non viene mai detto espressamente il nome del Grande Investigatore, ma ci sono pochi dubbi sulla sua identità!
Si tratta di un racconto parodistico, in cui il Principe di Wurttemberg altri non si tratta che di un cane che deve competere alla mostra per cani di Parigi, solo che nessuno ha mai specificato che si trattasse di un cane, per cui il Grande Investigatore cerca in tutta Londra senza riuscire a trovare alcun Principe.
Alla fine, quando l'equivoco sarà stato chiarito e il cane ritrovato senza coda e col pelo tagliato, sarà il Grande Investigatore in persona a travestirsi da cane e a partecipare, vincendo tutti i nastri, alla mostra per cani di Parigi per conto della Contessa di Dashleigh.
In Italia è stato pubblicato nel 1987 all'interno dell'agenda Sherlockiana 1987 (Rosa & Nero, 1986).

sabato 20 dicembre 2014

La vendetta di Sherlock Holmes

Che ne è stato della famiglia imperiale dei Romanov, al centro di una rocambolesca missione segreta? E quale la sorte della celebre coppia Holmes & Watson, reduce da quell'impresa impossibile e poi separata dagli eventi? Eventi di tale portata da sprigionare ancora i loro effetti dirompenti, mentre il re dei detective, stremato e delirante, viene trovato alla deriva nell'oceano su una scialuppa di salvataggio. Da New York a Londra, tra spie e boss della malavita organizzata, leader politici e star hollywoodiane, il mondo è ormai un'immensa scacchiera dove ogni pedina gioca una partita imprevedibile e pericolosa.  Chi sopravvivrà? Chi sarà eliminato? A tutti questi interrogativi, solo una mente superiore potrebbe offrire una soluzione. Oltre la quale si cela una domanda ulteriore, sconvolgente quanto inconcepibile. A muovere i fili del diabolico intrigo potrebbe davvero essere... lo stesso Sherlock Holmes?


Spesso vale la regola del numero 2, in letteratura come al cinema, per la quale i sequel non reggono il confronto con gli originali. Anche in questo caso, ma in maniera esponenziale, vale suddetta regola...
Se per Sherlock Holmes e il diario segreto del Dottor Watson ho espresso lodi e apprezzamento, non è la stessa cosa per La vendetta di Sherlock Holmes. Innanzitutto la narrazione: troppo frammentata e soprattutto "per sentito dire", visto che Watson nel 90% degli eventi non è testimone. La trama: comincio col dire che il ruolo di Sherlock Holmes in questo libro è veramente marginale, si parla di Reilly e dei Romanov, di Bugsy Siegel e della malavita di New York... poi ci si ricorda ogni tanto che c'è anche Sherlock Holmes, solo che non è Sherlock Holmes! Per realizzare la sua vendetta, ovvero scoprire e punire chi ha cercato di ucciderlo, si è trasformato in un criminale: prima un consigliori di Lucky Luciano & Co., poi prendendo il posto del defunto John Clay a capo della malavita londinese, esportando whiskey di contrabbando verso l'America proibizionista... Roba da non credere.
Paradossalmente Holmes non porta a compimento alcuna vendetta! Non riesce nemmeno a scoprire il reale mandante né il motivo. Si suppone fosse il Re in persona, ma non vi è alcuna certezza. Holmes termina i suoi giorni da criminale, senza mai incontrare Watson.
In conclusione, quanto di buono c'era nel libro precedente è stato completamente vanificato in questo. Semplicemente terribile.
Il romanzo è stato pubblicato nel 2014, e in Italia è uscito in edicola come numero 4 della collana Il Giallo Mondadori - Sherlock (Mondadori, 2014) ed è disponibile anche in formato ebook.

mercoledì 10 dicembre 2014

Un Samba per Sherlock Holmes

Rio de Janeiro, 1886. L'attrice Sarah Bernhardt si esibisce al Teatro Municipale della città, affascinando il pubblico locale. La città è ai suoi piedi, e persino l'imperatore Pedro II viene a renderle omaggio. Egli le confida un segreto: la scomparsa di un prezioso violino Stradivari regalato all'affascinante vedova Baronessa Maria Luiza. L'attrice propone al monarca di assumere il suo amico, il leggendario detective inglese Sherlock Holmes, per risolvere il caso. Successivamente, un brutale omicidio sconvolge la città: una prostituta viene uccisa e mutilata, e una corda di violino viene lasciata sul pube della ragazza. Sherlock Holmes indaga, ma sotto il calore del sole tropicale, le vite di Holmes e del dottor Watson vengono sconvolte, tra mulatte focose e riti magici di possessione...


Tratto dall'omonimo romanzo, nel 2001 viene realizzato un film (O Xangô de Baker Street) con Joaquim de Almeida nel ruolo di Sherlock Holmes e Anthony O'Donnell in quello del Dr. Watson, per la regia di Miguel Faria Jr.
Il film riprende in larga parte il libro, quasi in maniera letterale, tranne alcune parti mancanti (la visita alla casa di cura, la giornata all'ippodromo) che avrebbero allungato notevolmente la durata del film, che già così dura quasi due ore.


La riproduzione è piuttosto fedele e gli attori sono molto bravi. Forse Holmes è troppo "statico" rispetto al romanzo, ma tutto sommato non guasta questa flemma inglese ricercata dall'attore che lo interpreta. Il film è davvero gustoso, una scena per tutte quella dell'obitorio con scambi volanti del fegato della vittima...
Recitato in tre lingue (francese, portoghese e inglese) rispettando fedelmente il romanzo, non è mai arrivato in Italia: non resta che reperirlo in DVD e vederlo sottotitolato in italiano.


domenica 7 dicembre 2014

Un Samba per Sherlock Holmes

Fatti inquietanti succedono a Rio de Janeiro negli ultimi anni dell'800: la misteriosa sparizione di un prezioso violino Stradivari si accompagna alla macabra scoperta di alcuni cadaveri femminili, vittime dello stesso diabolico assassino. Per suggerimento della leggendaria attrice Sarah Bernhardt, in tournée ai Tropici, l'imperatore Pedro II convoca in Brasile Sherlock Holmes, accompagnato dal fido Watson. Quella che doveva essere una inchiesta alquanto riservata diventa una saga piena di pericoli e di avventure d'ogni genere: gastronomiche, farmacologiche, religiose, amorose e intellettuali. Sherlock Holmes imparerà a sue spese che i delitti commessi sotto la linea dell'Equatore non sono affatto elementari...



Jô Soares (1938) inscena in un Brasile sensuale e affascinante un giallo dalla soluzione nient'affatto semplice: se da un lato (quello comico) ci sono la goffaggine di Holmes e la ottusa britannicità di Watson, dall'altro lato vi è un crimine efferato, un giallo tetro e intricato in una cornice solare e pittoresca. Si può ridere di un Holmes costretto a una fermata obbligatoria sulla tazza dei bagni della Biblioteca Nacional nel bel mezzo di un inseguimento, così come della sua disavventura con la canapa indiana, o degli interventi a sproposito di un Watson troppo lontano da casa, ma c'è un'indagine che solo per alcuni dettagli di differenze linguistiche (ad esempio la notazione delle note in inglese e nei paesi latini) Holmes non riesce a concludere in maniera positiva. E come potrebbe, senza questi elementi chiave?
Va detto che i veri Holmes e Watson non sono proprio così, l'uno non è così maldestro e di sicuro avrebbe condotto indagini più accurate, e l'altro non è così british da non apprezzare e adattarsi a un Paese così diverso ma così accogliente.
Un discorso a parte merita la bella mulatta Anna Candelària, una bellezza esotica cui difficilmente un uomo potrebbe resistere. Chissà, forse neanche lo Sherlock Holmes canonico. E' ovvio che la storia d'amore con Holmes viene dipinta con toni da commedia, e non ci sarà mai la possibilità per loro di "concludere", anzi proprio per questo è divertente.
Siamo di fronte a un apocrifo serio e divertente allo stesso tempo, ma è indubbio che divide gli appassionati, come tutte le parodie del resto, ma vale la pena leggerlo, scoprendo così che non solo è stato Holmes a coniare il neologismo "serial killer", ma ha anche incontrato un precursore di Hannibal Lecter, mentre Watson ha sperimentato i riti di possessione del Candomblè...
Scritto nel 1995, la prima edizione italiana è del 1996 (Einaudi). Nel 2001 è stato tratto un film omonimo, inedito in Italia.